
La proposta del Ministro Calenda e Marco Bentivogli
manifesta il realismo consapevole di chi pensa
che la situazione sia più grave,
certamente più complessa di come viene raccontata.
«Il 2018 sarà un anno potenzialmente critico per la tenuta finanziaria del Paese».
Calenda e Bentivogli, da molti definita la strana coppia,
rappresenta la comunione di intelligenze appartenenti
a due visioni forzatamente contrapposte che comprendono
e credono nel valore generato dal riconoscimento e giunzione dei propri punti di vista legati ad un comune obiettivo.
Fuori dai luoghi comuni che obbligano, spesso per convenienza personale, a mantenere distinti con interessi contrapposti industria – lavoro –capitale , limitando le opportunità di crescita e sviluppo, hanno scritto ben più che una proposta, un piano industriale per l’Italia delle competenze.
Verità crude e proposte concrete, senza alcun giro di parole, senza veli.
Più in generale, c’è il realismo consapevole di chi dice che serviranno sacrifici e rinunce per avere in cambio gli strumenti per affrontare il futuro. Che l’Italia si salva solo se si assume le sue responsabilità”.
Proposte concrete ed estremamente sensate come il diritto soggettivo del lavoratore alla formazione continua, la discussione sulle gabbie salariali e sui contratti di fabbrica, un commento positivo ed un monito alle imprese, al made in Italy, bello e bravo ma solo in due casi su dieci agganciato alla catena del valore globale, i Competence Center, l’impegno a fare degli Istituti Tecnici Superiori quel ponte in grado di ricucire la frattura che si è aperta tra mondo della scuola e mondo del lavoro e finalmente la concorrenza, da sempre bloccata da un incantesimo.
Infine, sottolineano Calenda e Bentivogli, vanno gestiti i processi di trasformazione dell’economia che si sono fatti sempre più rapidi per l’emergere di nuove tecnologie. Occorre attrezzare il Paese a prendersi cura di quei lavoratori e di quelle imprese che nel breve periodo sono vittime del cambiamento. E in questo caso serve un fondo equivalente al “Globalization Adjustment Fund” dedicato proprio alla riconversione di lavoratori e aziende spiazzati da innovazione tecnologica e globalizzazione.