
l’Istat pubblica la stima finale del Pil del III° trim, esclusa una limatura dello 0.1% che modifica lievemente la crescita su base trimestrale ed annuale, rispettivamente allo 0.4% rispetto allo 0.5% sul trimestrale e 1.7% rispetto allo 1.8% dell’annuale, emergono alcuni segnali positivi di natura qualitativa nella composizione del Pil.
I dati più importanti riguardano la crescita dei consumi interni al netto delle scorte che evidenzia la consistenza della domanda interna e la componente per investimenti +0.5% si trimestre che continua a trainare la crescita .
Gli investimenti sono trainati da industria 4.0 e dal settore mezzi di trasporto con FCA a leva sulla congiuntura.
Ulteriore dato positivo è il dato sul PIL nominale a +2.4% e un deflattore dello 0.8% questi dati sono rilevanti (anche se non eccezionali) in quanto la misurazione del Pil nominale rispetto al costo medio del debito indica la possibilità di inversione sul rapporto debito pubblico.
I dati sono positivi anche se occorre ricordare, ancora distanti dalle altre economie europee.
I punti di fragilità riguardano: una ripresa indotta da fattori esogeni alla quale l’Italia è “agganciata” e la fragilità di alcune componenti interne come la bassa produttività e l’aumento dei posti di lavoro l’ 80% circa dei quali a tempo determinato.