In cosa consiste la questione generazionale chi e cosa riguarda ?

La questione generazionale riguarda tutti i paesi o il nostro è solo un caso più particolare di altri?

Sembra che l’Italia non viva il problema del passaggio tra generazioni. Parliamo di passaggio generazionale solo in termini di salvaguardia del patrimonio personale e pensare che l’Italia è uno dei paesi a fiscalità agevolata per quanto riguarda il tema delle successioni (in europa le imposte di successione arrivano fino al max 50% della Germania ed il 60% max della Francia) ma, attenzione non sarà per molto!!

La questione generazionale riguarda certamente i patrimoni e coloro che li posseggono ( in Italia e non solo il 10% della popolazione controlla circa il 50 % della ricchezza, il tema della distribuzione della ricchezza è il tema davvero importante) ma, e soprattutto è questione che riguarda la sopravvivenza della nazione

Una domanda …! chi pagherà, e come il paese potrà pagare le pensioni nei prossimi anni? Non lustri, parliamo del 2020-2025

I gap strutturali costituiscono un problema sempre più grave per il nostro Paese, a mio parere siamo andati oltre il punto di non ritorno.

Una frattura ampia che ci separa non solo dall’Europa ma dal futuro.

Al di là della congiuntura economica certamente favorevole ma, alla quale siamo solo agganciati, direi trascinati, i gap strutturali hanno sempre il medesimo nome e cognome, non si capisce e perchè, sono protetti e difesi da scelte miopi, ipocrite, che tutelano pochi e condannano una nazione, in particolare i giovani. decenni di politiche sconsiderate e provvedimenti correttivi lenti ed inutili che hanno distrutto risorse e sottratto il tempo utile per avviare le riforme necessarie a tutela di pochi.

I GAP

  • Produttività: comparata o multifattoriale ed in termini di ore lavorate, ha generato e genera dinamiche insoddisfacenti del potere di acquisto di salari e stipendi, non trova motivazione tanto nel costo del lavoro, per quanto anomalo, ma nel basso rendimento del capitale investito, nella modesta quantità di intangibles o brevetti, modesto capitale umano e finanziario.
  • Divario cresente del reddito disponibile tra Nord e Sud del paese, con un divario di oltre il 40% , scarsa partecipazione al mondo del lavoro, scarsa formazione del capitale umano, produttività e rendimento del capitale che in molti casi non entrano neanche nelle valutazioni aziendali, per non considerare la mole di denaro gettato in decenni di politiche assistenzialiste (lo chiamano: costo del consenso) a partire dagli anni della “cassa per il mezzogiorno” fino ai fiumi di denaro spesi da Regioni e Comuni in dissesto, sistemi di trasporto inesistenti, sanità semplicemente al collasso, certo, si potrà sempre obiettare non tutto è così, ma, le mosche bianche si confondono e se contiamo le aree tra le dimensioni modeste e meno virtuose a partire da Marche, Umbria, Lazio, Molise, Abruzzo, Sardegna fino alla Sicilia il 60% del Paese ha gravi, gravissimi problemi.
  • Demografia: crescita, illusione e realtà senza la componente demografica la crescita, salvo episodici periodi come quello attuale, alimentato da politiche straordinarie di liquidità da parte delle banche centrali, sarà abbastanza debole. Se dividiamo la crescita in due parti: la componente demografica dalla componente economica stretta , potremo vedere come la crescita anche a livello mondiale sia guidata fortemente dalla crescita demografica per almeno 1/3 del valore. Senza crescita demografica, a seguito dell’invecchiamento della popolazione il paese è destinato a fermarsi.
  • Imprenditoria rappresentata da piccole e piccolissime aziende spesso cresciute sul modello dell’impresa familiare, carenti di cultura imprenditoriale, manageriale, finanziaria e d’impresa.
  • Welfare anomalo, non tanto in termini di quantità di spesa, quanto nella qualità del suo impiego, della sua distribuzione, privilegia le classi rappresentate dalla demografia elettorale lasciando da parte sopratutto giovani, donne, famiglie ed imprese private.

Una politica troppo spesso preoccupata della sua rielezione ha rappresentato prevalentemente gli interessi delle corti anagrafiche utili di maggiore dimensione, trascurando gli interessi del paese.

I giovani sono il motore, sono il fondamento dell’economia, trascurati e non valorizzati, oggetto di una modesta spesa sociale e ripartita secondo criteri di consenso, scarsa formazione, bassa occupabilità, problemi di integrazione nel sistema produttivo, portano innovazione e freschezza di studi, un welfare che non sostiene la loro capacità di incontrare il mercato del lavoro, il ritardo con il quale accedono, li rende dipendenti, fa perdere loro competenze e le capacità acquisite nel corso di studi,oltre a non motivare la loro intraprendenza e la speranza nel futuro.

Pensate che in Germania, durante gli anni di crisi abbiamo assistito ad una riduzione della disoccupazione contro un aumento nel nostro paese di 20 punti percentuali. Il nostro paese non solo non investe ma preferisce farlo a scopi elettorali con “mance e mancette”, è troppo occupato a difendere il potere per rendersi conto di perderlo.

Il danno maggiore che ha creato la politica, miope, è stato quello di bruciare il tempo e per molti la possibilità di poter riuscire.

Se non riusciremo ad avviare tutto questo, non pagare le pensioni promesse oggi, sarà il problema minore.

I GAP strutturali limitano oltremodo la crescita potenziale, aggravano le condizioni del paese già provato da un enorme debito pubblico, da un sistema bancario tutt’altro che efficiente e da una classe dirigente particolarmente preparata tanto da condurci in questa situazione.

Il capitale umano oggi è considerato come il carbone o l’acciaio nell’800″, come l’industria pesante e manifatturiera del 900″ e poi brevetti e le nuove tecnologie , il capitale umano oggi è la risorsa per eccellenza, paesi come la Germania generano circa 800.000 nuove figure tecniche con elevata specializzazione ogni anno contro le nostre 8000 senza parlare di una pianificazione che consente al paese di programmare le competenze necessarie allo sviluppo del paese nei successivi 20 anni.

Senza la valorizzazione del capitale umano gli investimenti rischiano di divenire solo costi aggiuntivi ed il passaggio tra generazioni sarà un salto, almeno alla seconda generazione successiva.

Ruggero MANCINI

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