Crescita e Tassi – Miliardi di liquidità inutilizzata.. un paradosso !!

Apparentemente è una contraddizione che possiamo comprendere analizzando, ad esempio, gli elementi che impattano sulla crescita italiana e le conseguenze che producono, anche in termini di comportamento degli agenti economici.

La crescita in Italia è ferma da troppi anni, in particolare oggi, in un contesto Europeo di rallentamento a partire dalla Germania, alle prese con una profonda riconversione produttiva.

La riduzione della crescita nel 2019, comune alle due economie, non è certamente determinata dagli stessi fattori ( se due paesi hanno il medesimo debito, ed uno di questi ha Investito in stabilimenti per la produzione di auto, e l’altro ha prodotto debito per acquistarle, capirete che a parità di debito in termini assoluti, lo stock di debito acquista valori e significato completamente diversi, come le aspettative)

In questo contesto, gli investimenti e la loro finalità orientata verso precisi obiettivi, consentirà al Governo di Berlino di acquisire ulteriori vantaggi competitivi sul piano industriale, in termini di innovazione e produttività che allargheranno ulteriormente il potenziale di crescita con il nostro Paese.

Prendersela con chi compie scelte corrette o semplicemente finalizzate per nascondere inadempienze ed incapacità interne, dovrebbe portare a concentrarsi su altri aspetti, decisamente più importanti ma, di minore impatto mediatico, impopolari, che potrebbero portare anche a non essere rieletti ma, il punto politico della cosa è simile ad “ invitare il “tacchino” per cena !” e mi aspetto che probabilmente declinerà l’invito…..

 

Il Debito Pubblico

Non ci sono dubbi….Lo stock del debito è un peso e rappresenta un elemento di rigidità, ma NON E’ il problema principale, che risiede nella qualità dei provvedimenti e delle decisioni, guidate o eccessivamente sensibili, ai cicli elettorali, interessi di gruppi e categorie in contrasto con l’interesse dell’individuo.

Comprendere che Il debito più che un problema, esprime la sintesi di decisioni e comportamenti contrari all’interesse collettivo, scelte sub-ottimali ,finalizzate alla ricerca di consenso in un contesto culturale – formativo volutamente i improvvisato e degradato, non lungimirante, incurante delle opportunità che i cambiamenti generano nel mondo, è il solo modo per iniziare ad intraprendere la strada corretta ed iniziare a fornire risposte in direzione di una soluzione.

Se il debito continua a crescere, e non è l’aumento quanto la dinamica a rappresentare il problema, la sola modalità riconosciuta come soluzione si chiama Crescita.

Nessuno ci obbliga a crescere, ma è vero che tutte le opportunità sono conseguenti allo sviluppo così come le conseguenze. Si tratta semplicemente di scegliere se, proseguire in questo percorso assumendone le responsabilità per se e per le generazioni successive, oppure prendere una strada diversa.

 

La banalità dell’osservazione si scontra con le difficoltà, in alcuni casi semplicemente insormontabili, del singolo in relazione a:

  1. La disponibilità a condividere una soluzione salvo decidere di adottarla solo nella misura in cui anche gli altri la adottano ( dinamiche aggregative, di condivisione del rischio, deresponsabilizzazione)
  2. Disponibilità a cambiare a condizione che non riguardi Noi
  3. La mancanza del desiderio di conoscere senza accontentarsi di credere.

 

La Crescita

Gli elementi determinanti della crescita credo di poterli riassumere in:

  • Investimenti
  • Fiducia

La mancanza di investimenti per quantità e soprattutto per qualità, già ridotti di oltre il 15% dal 2008, è un elemento che rende difficile anche immaginare lo sviluppo e, la conseguente mancanza di fiducia, stante le concatenazioni di eventi che portano al generale impoverimento e peggioramento delle condizioni di vita a partire dall’assistenza sanitaria alla sostenibilità delle pensioni ( il nostro è un sistema a RIPARTIZIONE non a CAPITALIZZAZIONE PURA), per non parlare del valore degli assets, dall’immobiliare al sistema imprese.

L’investimento è alla base dello sviluppo e la cultura, più delle competenze, è alla base degli investimenti.

 

 

Spesa Pubblica ed Investimenti

 

La spesa pubblica si divide in spesa per investimenti e spesa corrente

Gli investimenti si dividono in Pubblici e Privati, la parte Pubblica è una quota preminente rispetto agli investimenti privati e dovrebbe essere attenta ad interventi strutturali e di natura strategica.

Nonostante le promesse e le dichiarazioni di tagli, l’Austerity, il semplice contenimento, la spesa pubblica in questi anni è sempre e solo aumentata ad eccezione della parte investimenti che si è fortemente ridotta, per effetto delle scelte politiche (in perfetta continuità indipendentemente dai colori), ricadute prevalentemente sulla riduzione della quota discrezionale rappresentata dagli investimenti.

 

C’era una volta…..La “Favola “ dell’ Austerity

 

Perché, nonostante le continue dichiarazioni di riduzione e riqualificazione della spesa, questa è sempre e solo aumentata? Vediamo insieme le due dinamiche più rilevanti:

 

I^ dinamica: “il contenimento della spesa”

Se dividiamo la spesa in due sezioni, la spesa corrente e quella per investimenti e manteniamo invariato il saldo (totale) di spesa, possiamo notare che la quota discrezionale per investimenti è stata ridotta a favore dell’aumento della spesa corrente: sanità, pensioni, welfare, rivoli di miliardi elettorali, mance e mancette.

Quindi a parità di saldo o di riduzione della spesa è possibile aumentare la spesa corrente, spesso improduttiva, semplicemente riducendo più che proporzionalmente gli investimenti.

Vediamolo con un esempio: se spendo 100 diviso in 50 corrente + 50 investimenti potrei anche dichiarare una riduzione generale della spesa di 10, in questo rispetterei la “promessa” passando da 100 a 90 (Austerity, rispetto della promessa con soddisfazione popolare…. la famosa lotta agli sprechi e rielezioni garantite ! )

Ma nella realtà potrei ripartire la minore spesa di 90 = 80 corrente + 10 investimenti creando i presupposti e le basi per la distruzione del paese negli anni a venire ovvero, spendo 90 (quindi molto meno) ma ripartisco la quota in 80 + 10…..riducendo gli investimenti.

Se l’esempio è chiaro dovrebbero essere più chiare anche le conseguenze, se in una famiglia spendo meno dell’anno precedente ma riduco gli acquisti in generi alimentari, in istruzione, nella prevenzione medica, nell’acquisto della prima casa, in un auto che mi consenta di andare al lavoro senza fermarsi continuamente e quintuplico la spesa in gioco, caramelle, ed abbonamenti che non utilizzo, certamente otterrò una riduzione dei costi da una parte e la massimizzazione delle inefficienze dall’altra, banale ma pone in evidenza che il problema non è il debito ne il costo.

“IL” PROBLEMA NON E’ IL DEBITO così come “IL” PROBLEMA NON SONO LE “TASSE”

Ciò che è accaduto da decenni, almeno 2, è il travaso all’interno dei “capitoli di spesa” a favore della spesa corrente ed improduttiva, spesso finalizzata al consenso a spese degli investimenti. Travasando le risorse a favore della spesa corrente e riducendo la quota in investimenti e la sua qualità (aereoporti fantasma) hanno depotenziato e dequalificato gli interventi e le potenzialità di sviluppo.

 

Ma c’è di più…. 

II^ dinamica: “la riduzione di spesa” 

La spesa è comunque sempre aumentata di anno in anno, anche per una seconda dinamica, infatti il debito si misura sia in valore assoluto es.:100 MLD che in relazione alla crescita del famoso PIL es.: Debito/PIL=134% che indica un rapporto tra grandezze e come tale necessita di una lettura diversa infatti, possiamo avere un rapporto Debito /PIL che si riduce ed uno stock di debito che aumenta o viceversa in funzione della proporzione tra le grandezze e qui troviamo la seconda dinamica legata alla programmazione economica. 

Quando sentiamo parlare di tagli la maggior parte di questi non sono altro che minori aumenti, in sintesi ogni anno in sede di programmazione, il vizio di programmare crescite consistenti superiori al potenziale porta allo stanziamento di risorse aggiuntive, appunto di spesa in aumento, come sarebbe giusto che sia, se non fosse che la crescita ( quasi una magia) rimane costantemente al di sotto di quella programmata consentendo comunque incrementi di spesa in misura minore al preventivato, in sintesi ci si trova a dichiarare come taglio il minore utilizzo della spesa prevista e di fatto il debito aumenta perché, aumenta lo stock dovuto a maggiori disavanzi.

I “tagli” purtroppo sono semplicemente “minori incrementi” 

 

Crescere o NON Crescere ?

Non investire comporta minore confidenza con il futuro e conduce a comportamenti che si riflettono nella mancanza di fiducia da parte delle imprese, dei consumatori ed investitori .

I “fatti” e le Prospettive

La mancanza di prospettive è l’elemento che determina gli orientamenti.

I fatti non determinano le scelte, ma sono fondamentali per generare un processo di valutazione in grado di attivare i meccanismi di fiducia – sfiducia e le scelte conseguenti.

Pensiamoci bene, non è il risultato a generare fiducia ma l’aspettativa… quando sei nel traffico è possibile avere l’ansia di arrivare in ritardo senza che sia accaduto, così come senza traffico vivi la tranquillità di arrivare in tempo senza che sia accaduto, la sequenza degli eventi determina una direzione indipendente dal risultato finale, così semplificando, l’aumento del compenso di 300 su 1000 per un lavoratore genera una prospettiva positiva ed irraggia il suo futuro contrariamente la riduzione di 5000 su 40.000 crea sfiducia e mancanza di prospettive pur mantenendosi elevata.

Il limite della sola politica monetaria

L’attuale contesto di rallentamento economico è caratterizzato da una politica monetaria eccessivamente espansiva per quantità e tempo che sostiuuendosi alla mancanza di politiche in ambito economico, fiscale e di bilancio  ha portato i tassi di mercato su tutte le scadenze ad assumere rendimenti negativi, riducendo al contempo le possibilità di manovra. Gli strumenti a disposizione della Banca Centrale,  appaiono indeboliti, potenzialmente inefficaci per fronteggiare la situazione senza il rischio di incorrere in “effetti collaterali”, salvo proseguire nella dinamica, fortemente espansiva, di assicurare la liquidità a mercati, imprese e famiglie nel tentativo di sostenere i consumi.

A mio parere il problema è stato voler tentare di porre rimedio ad un problema economico esclusivamente con la politica monetaria. Il problema non è mai finanziario è sempre economico il lato finanziario è semplicemente la manifestazione di un problema economico.

Qualsiasi ciclo economico è caratterizzata da una dinamica finanziaria come risultato delle forze economiche in gioco. Dagli anni 70 le fasi di rallentamento del ciclo hanno scoperto il supporto delle politiche monetarie dapprima in ausilio e poi in sostituzione delle politiche fiscali e di bilancio, è quindi accaduto che ad ogni rallentamento le banche riducessero i tassi fornendo liquidità ( in assenza di riforme) per poi rialzarli a contrastare l’espansione di moneta e prevenire l’inflazione. In questa dinamica ed in modo sistematico i tassi a fine del ciclo erano inferiori a quelli precedenti la crisi, ovvero una sequenza a gradini in discesa che riducendo sempre più i tassi di riferimento ne ha perso il controllo per via della minore sensibilità, un conto è rialzare i tassi dal 4% al 5% un conto è rialzarli da 0 a 0,25%, il secondo sarebbe ininfluente anche se fosse il doppio.

Conseguenze delle sole politiche monetarie: attenzione ai mercati finanziari

Le conseguenze di queste dinamiche sono molteplici ma 4, più delle altre, rappresentano la dimensione del problema.

  • la dimensione del debito soprattutto rispetto alla moneta (deflazione da debito)
  • la mancanza di percezione del rischio dovuto all’approssimazione a zero di tutti i rendimenti rende difficile mettere in evidenza e vedere il rischio per gli investitori (un rendimento del   -0,3% appare simile al 1,3%, mentre la differenza tra il 3% ed il 13% sarebbe evidente) conservando un elevato potenziale di perdita
  • l’enorme liquidità e la sua disponibilità indistinta a tutti gli attori, affluisce ai meritevoli e non meritevoli, sostenendo le aziende non sane e non promuovendo un processo di espulsione e rafforzamento oltre ad alterare la concorrenza
  • In ultimo non per importanza ed il primo per la risonanza che potrebbe avere riguarda gli effetti sui mercati finanziari: immaginate la trasmissione degli effetti indotti dalla politica monetaria come ad una bilancia dove da una parte abbiamo il capitale e dall’altra i rendimenti legati dalle relazioni: più i rendimenti scendono maggiore è la crescita del capitale quindi, se da una parte abbiamo azioni ed obbligazioni e dall’altra i rispettivi rendimenti è necessario capire queste relazioni per capire a cosa leghiamo le nostre aspettative di crescita ed investimento; più i rendimenti scendono maggiore è il capitale quindi la leva monetaria agisce come un trasferimento di ricchezza che da potenziale diventa cinetica per mezzo dell’azione del disinvestimento/investimento.

I 4 punti descritti sono soggetti alla medesima valutazione e domanda, ovvero: “quanto possono scendere i tassi di interesse e quanto a lungo ?” Oltre alla sensibilità crescente ad ogni fenomeno, in quanto sono sufficienti piccole variazioni dei tassi per indurre grandi variazioni in conto capitale.

La valutazione è ancora più semplice se pensiamo che i rendimenti sono già negativi, i tassi su tutte le scadenze (tranne le più rischiose), in campo obbligazionario ed in campo azionario si, anche le azioni risentono delle stesse dinamiche legate ai tassi di interesse, in modo semplicemente diverso e non c’entra nulla l’utile o il dividendo anzi, possono essere, sono, elementi di distrazione di masse che avendo una cultura finanziaria di base sono facilmente influenzabili.

Tenendo a mente quanto precedentemente descritto In una situazione di tassi negativi il rendimento pari a zero che restituisce il conto corrente, può essere interpretato, almeno temporaneamente, come una soluzione in completa assenza di rischi, tuttavia, non deve essere confuso con l’indisponibiità ad investire che si tradurrebbe in uno speco di risorse e rendimenti non potendo essere impiegato in investimenti produttivi in condizioni più favorevoli che ci aspettiamo di cogliere sui mercati.

Per questo ritengo sia importante approfondire, promuovere ed accrescere la conoscenza e la cultura economico finanziaria e del significato di investimento.

A presto.

Ruggero Mancini

 

 

 

wordpress theme powered by jazzsurf.com